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INTERVISTA AL GIUDICE
Edmondo Bruti Liberati
Politica e giustizia
a cura di Sandro Invidia

Il giudice Bruti Liberati è sostituto procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano. In passato è stato componente del Consiglio Superiore della Magistratura, oltre che, nel corso degli anni, segretario generale e vicepresidente dell'Associazione Nazionale Magistrati.
Lo raggiungo telefonicamente, nella speranza che mi conceda un incontro. Controlla la sua agenda, quindi mi propone 15 minuti di conversazione telefonica.
Non è molto.
Ci sono due questioni che vorrei affrontare: il problema delle priorità nell'azione penale e quello della separazione delle carriere dei magistrati. "Una sola, per oggi" mi dice, e mi promette un nuovo appuntamento per i prossimi giorni.
"Da dove cominciamo?" chiede. Io sono un po' frastornato dal rumore di porte e di suonerie che avverto di là dal cavo. Ogni tanto il giudice si interrompe. Saluta qualcuno, dice di attendere, probabilmente gesticola.
Accantono la lunga lista di domande che avevo preparato e apro Il Giornale di lunedì 21 maggio.
Ieri il pm Nitto Palma, presentato dalla stampa come sottosegretario in pectore del futuro ministro della Giustizia…
Beh, ne vengono presentati circa una ventina così…
Sì… ma Nitto Palma, eletto per il Polo, ieri al Giornale ha fatto dichiarazioni importanti
Cioè?
"L'individuazione dei reati da perseguire non può essere lasciata a chi non ha responsabilità politica. Ai pubblici ministeri" Cosa ne pensa?
Io ho una regola che rispetto da sempre: non commentare mai le dichiarazioni rilasciate da altri.
Se invece mi si chiede che cosa penso della priorità dell'azione penale, sono ben disposto a rispondere.
Bene: glielo chiedo
Io credo che l'obbligatorietà dell'azione penale, secondo il nostro principio costituzionale, abbia delle ragioni storiche fin troppo note, dopo l'esperienza del fascismo. Secondo me ha una perdurante attualità per garantire che il pm possa effettuare le sue indagini anche nei confronti di chi detiene il potere.
Nei Paesi dove questo sistema non esiste, hanno dovuto inventare dei sistemi diversi. Negli Stati Uniti d'America il pm dipende dal governo: lì è prevista l'istituzione di quello che chiamano indipendent prosecutor che è uno speciale pubblico ministero che viene nominato dal Senato e, per tradizione, è un esponente del partito opposto a quello del presidente. È accaduto per il Watergate ed è accaduto per Clinton.
Questo per dire che il problema di garantire l'indipendenza del pm quando si tratti di fare indagini su chi detiene il potere è un problema che si pone dovunque.
Ma non ovunque il problema è affrontato alla stessa maniera
Si può risolvere in modi diversi. La questione del rafforzamento delle garanzie di indipendenza del pm è un po' all'ordine del giorno dovunque. In Francia, dove queste garanzie sono modeste, vi è stata una proposta per aumentarle.
I pm dei tribunali internazionali - il tribunale dell'Aja per l'ex-Jugoslavia e il tribunale del Ruanda, che sono in funzione; il tribunale previsto dal Trattato di Roma, quello cosiddetto penale-internazionale, che non è in funzione perché non è ancora stata ratificata la Convenzione - dicono che il pm è indipendente rispetto dalle autorità nazionali e non può accettare disposizioni da parte di nessuna autorità esterna.
In definitiva, il problema dell'indipendenza dei pm si pone rispetto ai casi in cui si indaga su reati commessi da persone che esercitano il potere a livelli rilevanti. Per definizione in questi tribunali internazionali…
Ma non solo
No, ovviamente. Negli ultimi anni, in Europa, i problemi di processi per corruzione, finanziamento illecito dei partiti, abuso di posizioni eccetera è un problema che non ha riguardato solo l'Italia.
Sì, ma in Italia oggi si parla di priorità da stabilire proprio a cura di chi detiene il potere. Qualcuno, d'altro canto, sostiene che esista già una discrezionalità…
Qui si dice: bisogna che qualcuno, Parlamento o Governo, fissi annualmente le priorità. Priorità come alternativa alla discrezionalità di fatto.
Quella dei giudici?
Nel momento in cui i giudici, ma anche i pm, lavorano con un certo arretrato, il problema di quali processi fare prima e quali fare dopo è un problema che si pone. Le grandi procure della Repubblica si sono attrezzate per evitare di fare solo i processi importanti e di non fare i processi meno importanti. La procura di Milano si è organizzata con i cosiddetti pool o gruppi di lavoro. È dimostrato che la polizia e la procura, a Milano, hanno avuto un significativo successo nei processi di piccola criminalità, che sono stati definiti in grandissimo numero.
Il problema delle priorità secondo me è male impostato, per ragioni polemiche, sulle priorità del pm.
Faccio un esempio: quando si è deciso nel 1982 che la lotta alla mafia diveniva una priorità, perché fino ad allora non lo era stata, non si è fatta una mozione del Parlamento, né il Governo ha dichiarato: "priorità nella lotta alla mafia"
C'è stata una serie di interventi. C'è stata una legge, la Rognoni-La Torre; la nomina di Dalla Chiesa a prefetto di Palermo; una rivoluzione nelle forze di polizia a Palermo con una nuova e più efficace organizzazione delle cosiddette "squadre per la ricerca dei latitanti"; un rinnovamento profondo nei vertici della magistratura di Palermo; un rafforzamento nelle forze di polizia e il raddoppio dei pm di Palermo.
Questa è un'indicazione di priorità che sono priorità complesse, organizzative prima ancora che di indicazione di normativa.
Detto questo, io credo che un qualunque Governo o Parlamento d'Europa oggi dettasse delle priorità, al primo posto metterebbe la lotta alla criminalità organizzata e alle associazioni per delinquere finalizzate al traffico di droga e al terrorismo, ma subito dopo la lotta alla corruzione.
Cosa glielo fa credere?
Qualunque Paese d'Europa farebbe questo, perché le convenzioni internazionali, i progetti dell'Unione Europea e del Consiglio d'Europa hanno tra le proprie priorità la lotta alla corruzione.
Mettiamola così: se il Parlamento italiano decidesse di non porre questa lotta fra le priorità…
Ma io non me lo pongo neanche il problema: mi pare ovvio che queste sono le priorità dovunque in Europa.
Se il parlamento italiano propone delle priorità, inevitabilmente propone queste. Noi facciamo parte, con i nostri rappresentanti dei Gruppi ad alto livello sulla criminalità organizzata, sulla corruzione, per la cooperazione giudiziaria. Dovunque, negli strumenti, c'è questo.
Tra le convenzioni internazionali, l'anno scorso è stata ratificata - su forte pressione degli Stati Uniti, per la verità - la cosiddetta convenzione Ocse, che ha introdotto il delitto, prima inesistante da noi, di "corruzione di pubblico ufficiale straniero" per evitare il pagamento di tangenti all'estero.
Allo stato attuale, sono in corso di ratifica le altre convenzioni dell'Unione Europea. È impossibile non tenerne conto!
Quindi, se capisco bene, lei si augura che il Parlamento italiano faccia la stessa cosa
No, io non mi auguro niente. Dico che se la cosa viene impostata nei termini di dare maggiore efficacia ad un coordinamento tra l'azione giudiziaria, l'azione legislativa e l'azione amministrativa, è una cosa che si è già fatta.
Se invece si vuol pensare che facendo questo la corruzione non sia una priorità, la cosa sarebbe una novità assoluta in Europa. Lo stesso vale, per dirla tutta, per la trasparenza societaria, attraverso la repressione del falso in bilancio (lo stesso reato in Francia si chiama abuso dei beni sociali): è nei fatti una priorità dovunque, per l'affidabilità dei mercati.

Sandro Invidia
sandro.invidia@arengario.net




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23 maggio 2001